11 December 2007

Civico 0

Il nuovo film di Citto Maselli: un viaggio tra gli "invisibili"

Giovedì 20 dicembre presenteremo il nuovo film di Citto Maselli, uno dei grandi maestri del cinema italiano.

Nel film c'è la Roma degli "invisibili", così estranea al grande Luna Park Globale, più simile a un viaggio sul trenino della Ferrovia Roma Nord che alla Festa del Cinema, più vicina ai mercati dell'usato delle periferie che alla grandiosità imperiale dei grandi eventi. Una Roma polverosa che vive nascosta sotto il tappeto del salotto buono della "città" e presente in ogni angolo, nei nuovi quartieri come nei vecchi, popolata di uomini e donne terribilmente reali e così poco somiglianti ai protagonisti delle pubblicità televisive e dei reality show.

Una Roma che Maselli mostra con l'attenzione e la capacità che gli sono proprie e alla quale rendiamo omaggio.

Protagonisti del film, tratto da un romanzo di Federico Bonadonna, sono Ornella Muti, Massimo Ranieri e Letizia Sedrick chiamati a interpretare le storie, rispettivamente, della migrante rumena Nina, del clochard Giuliano e della migrante etiope Nina.

il trailer del film

conferenza stampa parte 1
parte 2
parte 3
parte 4

Citto Maselli: la sua biografia



05 December 2007

Le donne vestivano gonne fiorite

Successo dell'incontro con Paola Marotti, produttrice del film e Graziano Halilovic, mediatore culturale

Un sincero ringraziamento a Paola e Graziano per i loro racconti che ci hanno indicato un punto di vista molto diverso da quello che normalmente siamo soliti prendere in considerazione. Molte domande del pubblico che in qualche caso è rimasto spiazzato non tanto dalle risposte di Graziano, rom per nascita e cultura, quanto dalla storia di Paola e dalla sua scelta di vivere in un campo.

Forse è sgradevole conoscere le colpe del nostro mondo nei confronti dei rom, che crea i campi, ma non gli fornisce l'acqua e l'energia elettrica, che chiede la frequenza della scuola dell'obbligo ai bambini ma non lascia che siano i genitori ad accompagnarli. E' sicuramente più facile stigmatizzare le colpe di questa etnia, assecondando il nostro lato più oscuro, quello che ha paura del confronto con "l'altro", che non si vuole mischiare alla povertà, che vuole che gli "zingari vadano altrove" e plaude alle deportazioni dei sindaci di destra e non.
Ragioniamo sui modi di contruire la convivenza di tutti, diamo una possibilità a chi vuole "crescere" anche al di fuori del campo in cui è nato e cresciuto, senza rinnegare le proprie origini. L'integrazione passa per il mondo del lavoro, della conoscenza e della comprensione, è questo il compito che una società che si reputa civile, deve assumersi.

Questa è la nota sul film:

Nelle comunità zingare che vivono nei "campi nomadi" di Roma le adolescenti sono alla ricerca di un futuro migliore. Fatto di indipendenza, emancipazione, dialogo con la società maggioritaria.
"Le donne vestivano gonne fiorite" raccoglie le testimonianze di tre di queste ragazze, intessute di desideri, aspettative, sogni e timori per il futuro, e le mette a confronto con le esperienze di vita di quattro donne delle generazioni precedenti.

Protagoniste del documentario sono sette donne rom che vivono nei "campi nomadi" romani: un'anziana che ricorda ancora il girovagare delle carovane dei kalderasha artigiani ramai, tre romnià bosniache giunte in Italia tanti anni fa e alle quali la vita ha riservato destini diversi lungo la difficile strada verso l'integrazione, e poi tre giovani ragazze, ciascuna a suo modo desiderosa di indipendenza e alla ricerca di tanto di un suo posto nella società quanto della sua identità all'interno della comunità di appartenenza.

La testimonianza delle adulte e delle ragazze, come in una sorta di "controcanto" tra i richiami della tradizione e i desideri di cambiamento, fanno emergere numerosi particolari della loro vita sociale e personale, raccontano della durezza della vita dei campi e dei sogni per il futuro migliore, componendo un quadro variegato di cosa può significare essere donna ed essere zingara oggi, all'inizio del XXI secolo, in una grande città come Roma.

12 November 2007

Che Guevara: il corpo, il mito

Intervengono Raffaele Brunetti, regista del film e Roberto Savio, giornalista

Dall’uccisione di Ernesto Guevara, nell’Ottobre del 1967, fino al 1997, anno del ritrovamento dei suoi resti, eventi di politica internazionale hanno influenzato il destino del corpo del più famoso guerrigliero della storia rendendone impossibile il ritrovamento. Solo quando finisce la Guerra Fredda e cade l’Unione Sovietica, che vedeva nella figura di Guevara un pericoloso nemico, è possibile guardare dietro il mito del Che e iniziare a cercare quel corpo scomparso per trent’anni.

In tutti quegli anni il “fantasma” di Che Guevara ha continuato ad influenzare i destini e le vite di molte persone: dai militari coinvolti nella sua uccisione, ai compagni sopravvissuti, ai giornalisti che cercavano la verità, ad un’intera generazione che affrontava il ‘68 esponendo il poster con l’immagine stilizzata del Che.

Dalla caduta dell’Unione Sovietica, il mito del Che non ha mai smesso di crescere. I grandiosi funerali a Cuba, che a trent’anni dalla morte è riuscita a garantirsi “il possesso” dei resti dell’eroe nazionale, non servono a lasciar “riposare in pace” il guerrigliero.

Di fatto, 40 anni dopo la morte e 10 anni dopo la scoperta dei resti, i contadini di Vallegrande in Bolivia continuano a votarsi a “San Ernesto”, gli stessi militari boliviani che combatterono contro di lui continuano a chiedere un riconoscimento ufficiale, l’immagine di Che Guevara è tornata ad accompagnare le manifestazioni di protesta. Il mito è più forte che mai. Eppure il pensiero che ha caratterizzato l'ultima parte della sua vita, quello che lo ha portato a denunciare lo sfruttamento imperialista dell’Unione Sovietica ai danni dei paesi poveri, quello che lo ha portato a morire a soli 39 anni, rimane per la maggior parte sconosciuto.

31 October 2007

Il Maratoneta

Sono intervenuti Marco Leopardi, regista del film e Antonio Rainone, medico di Emergency

La maratona è sempre stata la passione di Luca Coscioni, un giovane docente universitario colpito dalla Sclerosi Laterale Amiotrofica, una malattia che lo ha portato alla morte in pochi anni. Luca pur essendo immobilizzato dalla malattia, costretto ad essere vestito e imboccato, ha seguitato a vivere e lottare con la tenacia del maratoneta. Grazie al suo computer e ad una tastiera virtuale Luca è riuscito a comunicare i suoi pensieri.


Luca ha corso contro la malattia e contro le leggi italiane che vietano la ricerca sulle cellule staminali, l’unica speranza per la sua patologia e per molte altre. Grazie alla sua determinazione, Luca è diventato il presidente del Partito Radicale Italiano, che lo ha sostenuto nella battaglia a favore della libera ricerca scientifica.

Il documentario racconta il terribile decorso della malattia di Luca, la dolorosa quotidianità, ma anche le piccole vittorie e la sua lotta per la vita, i suoi appelli al Parlamento Europeo, gli incontri con scienziati e Premi Nobel (come José Samarago).

Le tematiche scottanti della libertà di ricerca e della clonazione terapeutica impongono a Luca profonde riflessioni sull’etica, la religione, la speranza, il senso della propria vita.

Josè Saramago ha scritto di Luca Coscioni:

Forse il sostegno di un semplice scrittore come me stonerà un poco, nella lista di personalità scientifiche che, con i loro nomi e il loro prestigio, suggellano le affermazioni rese da Luca Coscioni nella sua lettera, così chiara e commovente.

In ogni caso potete disporre del mio nome purché la luce della ragione e del rispetto umano possa illuminare i tetri spiriti di coloro che si credono ancora, e per sempre padroni del nostro destino.

Attendevamo da molto tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall’attesa ma ad un tratto il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito una nuova forza.
Grazie, per questo.


15 October 2007

Federico e Francesco

Interviene Paolo Bianchini, regista del film

Il film con il quale riprendiamo le nostre proiezioni del giovedì, fa parte di quelle opere, che nonostante il loro grande valore artistico e poetico, sono vittime delle leggi di mercato e non riescono a trovare spazio nelle sale cinematografiche.
Prive di effetti speciali, senza esplosioni e inseguimenti in auto, lontane dalla volgarità e così scarsamente "televisive", vengono viste da pochi fortunati, che fanno quello che possono per divulgarne il valore e segnalarne le rarissime proiezioni.

C'è poco da fare, di film così ci si innamora o non se ne sopporta il ritmo narrativo, la fotografia che ha la bellezza delle immagini che ritroviamo quando siamo lontani dal nostro mondo tecnologico, la recitazione che non invade la leggerezza del racconto, e soprattutto la meticolosa professionalità di un regista come Paolo Bianchini, che ama e realizza il proprio lavoro come facevano gli artigiani medioevali. Noi ci siamo innamorati subito di questo film, sin da quando era poco più di una meravigliosa idea nella mente del suo autore e abbiamo deciso, adesso che è stato realizzato, di proporlo ai nostri amici del Circolo 2046, sicuri che sarà apprezzato e amato, come accade ad ogni presentazione.

Il film è la storia dell'ipotetico incontro avvenuto tra Federico II e San Francesco, due uomini che hanno cambiato la storia del loro tempo tracciando una rotta lungo la quale le donne e gli uomini nel corso dei secoli, hanno imparato, o forse dovremmo dire, avrebbero potuto imparare, la tolleranza, la condivisione della conoscenza e dei sentimenti, la ineguagliabile sensazione di costruire la pace in un mondo in guerra.

Si ricomincia

Giovedì 25 ottobre riprende il ciclo delle nostre proiezioni al Cinema Palma di Trevignano.

Nella nuova stagione però, abbiamo deciso di cambiare qualcosa, tanto per non cullarci sugli allori. Resteranno i documentari sociali, con i quali avevamo iniziato nello scorso dicembre, che saranno alternati a proiezioni di lungometraggi che non riescono a trovare distribuzione nelle sale cinematografiche, e una sezione dedicata a cinema e musica dal vivo. Il programma dettagliato, dipendendo dalla presenza di autori e ospiti, verrà come sempre, elaborato di settimana in settimana.

Restano gli interventi di registi e ospiti e speriamo, la voglia di stare insieme che ha caratterizzato le serate dei mesi scorsi. Vi aspettiamo.

24 May 2007

Ore d'aria

Silvia Baraldini e Antonio Bellia hanno presentato il film sulla storia di Silvia

Giovedi 24 maggio è tornato Antonio Bellia (A' Pirrera), in compagnia di un'ospite d'eccezione: Silvia Baraldini, protagonista del film intervista sulla vicenda che la vide protagonista e vittima.

Il film ha visto le testimonianze di chi da sempre ha seguito le vicende di Silvia e in generale dei movimenti sociali americani, Gianni Minà su tutti, ma anche i responsabili dei comitati che negli anni scorsi hanno lottato per riportare Silvia in Italia.


Silvia Baraldini - Wikipedia
Una vicenda da non dimenticare
Il Pane e le Rose

02 May 2007

Lontano da Roma

Interviene Rosalia Polizzi, regista del film

Rosalia Polizzi presenta le sue interviste con gli emigrati italiani in Argentina. Il film, realizzato con la collaborazione della Provincia di Roma, viene proiettato in pubblico
per la prima volta.

04 April 2007

Staffette

Un documentario sulla Resistenza delle donne in Italia. Paola Sangiovanni, regista del film ci ha parlato del suo lavoro


Anna Cherchi, Claudia Balbo, Marisa Ombra e Nicoletta Soave avevano circa diciott’anni e si trovavano nella zona del Monferrato, in Piemonte, quando sono entrate nella Resistenza, l’8 settembre del 1943.


I loro racconti di oggi in prima persona sono integrati da immagini di repertorio perlopiù provenienti da archivi privati e pressoché inediti, in parte rielaborati e sonorizzati. Conversazioni, immagini, dialoghi a distanza tra passato e presente e tra le nostre protagoniste le cui vite si sono incrociate o sfiorate durante la stagione della Resistenza.


La memoria che qui si intende restituire non è l’immobile memoria del testimone dei fatti ma è qualcosa di intimo e vivo che intesse la memoria della Storia attraverso il veicolo privilegiato delle emozioni, in una prospettiva di genere.



19 March 2007

'A pirrera

Ha partecipato Antonio Bellia, regista del film

Regia e fotografia: Antonio Bellia

Montaggio: Giacobbe Gamberini

Suono: Maurilio Mangano

Produttore: Davide Ficarra

Musiche: Liusiana Lorusso, Giuseppe Lomeo, Stefano Cogolo

Produzione: Demetra Produzioni

Durata: 55’

Un percorso all’interno delle miniere di zolfo del centro della Sicilia; una ricostruzione storica della vita dei minatori, delle condizioni sociali e delle lotte per la conquista dei propri diritti. Attraverso le testimonianze di vecchi minatori che negli anni 60 rappresentavano la classe di lavoratori più numerose nella Sicilia centrale, “A Pirrera” cerca di far rivivere le atmosfere e le condizioni in cui questi lavoratori vivevano quotidianamente. La ricerca di una memoria storica che in Sicilia sembra essere scomparsa e che ha trovato come conseguenza l’abbandono e lo sciacallaggio di luoghi colmi di fatica e dolore.

15 March 2007

E il Tigri placido scorre...

Una serata particolare insieme a Paola Gasparoli, di "Un ponte per"

E' stata davvero una serata particolare. Non capita tutti i giorni di sentire parlare dell'Iraq da chi ci è vissuto per nove mesi e con la competenza e la passione per la quale siamo grati a Paola e a "Un ponte per". Abbiamo conosciuto situazioni e dati che non compaiono nei talk show o sui giornali. Abbiamo visto nelle immagini del film, ma soprattutto attraverso i racconti di Paola, un paese in cui si è sfaldato completamente il tessuto sociale, dove non esiste più nulla che sia riconducibile all'idea di una società minimamente civile, in cui gli occupanti rivestono sempre di più agli occhi della popolazione, di qualunque religione o etnia, il ruolo degli oppressori.

L'Iraq ha bisogno di una possibilità, ha bisogno di fermare la fuga
sempre più inesorabile dei propri abitanti, ha bisogno di risorse per rimettere in marcia una economia devastata dalla guerra e dai signori del petrolio. Ecco perché appoggeremo la battaglia di "Un ponte per" perché il petrolio iracheno non sia oggetto di spartizione da parte dei governi che hanno partecipato alla guerra, Italia compresa.

Sosteniamo la campagna di "Un ponte per"
contro la partecipazione dell'ENI alla rapina del petrolio iracheno.


Scheda del film

Regia di Michelangelo Severgnini, Karim Metref.

Istantanee dalla Baghdad occupata. Dura 70 minuti il racconto di una decina di vite parallele di iracheni che si snoda all'interno di uno scenario di guerra. Le interviste sono di Karim Metref. Attraverso le storie di Leyla (esule politica ritornata in patria dopo la caduta di Saddam), Anwar (giovane imam sciita), Nasrin (donna ministro curda del governo transitorio), Shlimun (patriarca della chiesa caldea), Imad (imam sunnita), Saad (direttore della biblioteca nazionale), Haider (ragazzo di strada), Muhnanad (ballerino), Maki (scrittore giornalista), Bassem (scultore) e Ava (pittrice) e di molti altri testimoni, si cerca di delineare un ritratto della molteplicita' di culture e di opinioni sulla storia e la situazione attuale dell'Iraq. Dalle loro testimonianze appaiono anche le loro speranze per il futuro e la forza con cui affrontano la precarieta' del presente.

29 marzo: Il mistero Picasso

Secondo appuntamento dedicato all'arte, con il film di Georges Clouzot dedicato a Pablo Picasso

Si legge sul Morandini: "Il primo vero film sulla pittura nella storia del cinema". Un film sulla pittura nel suo farsi, “su un quadro che esiste nel tempo, che ha la durata, la sua vita e qualche volta, come alla fine del film, la sua morte” (André Bazin). Nascosta dietro una tela, la telecamera di Clouzot filma la nascita e la realizzazione di un quadro di Picasso e ci rende familiari la assoluta genialità dei tratti e la creatività dell'artista. Il racconto delle immagini si snoda senza l'intento di svelare il mistero, ma con il solo di osservare, silenziosamente, la creazione di un grande maestro.

LA PROIEZIONE SI SVOLGERA' AL CENTRO CULTURALE "LA FONTANA" A FIANCO AL CINEMA

23 February 2007

Alla ricerca del Visconti perduto

Con il film di Stefano Masi, è partita la nuova iniziativa in collaborazione con l'Ass. "I giovedì dell'arte"

Un film che intreccia i fili che legano Visconti a Proust e ci mostra, senza commento alcuno al di fuori di alcuni brevissimi stralci della "Recherche", le immagini viscontiane e le pitture impressioniste. Un'incursione nel mondo della bellezza pura, in cui perdersi a inseguire immagini, sogni perduti, le struggenti note di Mahler e Wagner che accompagnano il film.
Durante la serata, è stata proiettata un'anteprima del nuovo lavoro di Stefano Masi, che pone l'accento sul rapporto che ha legato per molti anni, Luchino Visconti e Maria Callas. Un viaggio quindi nel mondo della lirica all'insegna del genio.

Visconti.net

08 February 2007

In Kurdistan è difficile

Gaia Parrini di "Un ponte per" ci ha raccontato il suo viaggio in Kurdistan

In questo documentario per la prima volta sono state raccolte le immagini dei villaggi bombardati sul monte Ararat e della tragedia di un popolo a cui non viene riconosciuto il diritto di esistere. Il film racconta della Casa delle donne e dei bambini, un centro polivalente di servizi culturali e sanitari realizzato nel 2002 a Dogubejazit, città del Kurdistan turco, dove opera, l'associazione di volontariato "Un Ponte per...", in uno scenario drammatico in cui la popolazione vive in totale precarietà e indigenza e le donne e i bambini ne sono le prime vittime.

Una storia dal Kurdistan

Relazione 2006

Il Kurdistan delle donne

Un ponte per

30 January 2007

L'isola di Calvino

Sono intervenuti: Gerardo Soler dell'Ambasciata di Cuba in Italia, Roberto Giannarelli regista del film, Pierpaolo Andriani co-autore

Il documentario vuole presentare i primi quarant’anni della vita dello scrittore: gli anni della sua formazione. Un Calvino privato. Quel Calvino per il quale è più “naturale vivere da straniero”, un autore per il quale si può favolisticamente usare la menzogna nel citare la propria autobiografia. Il vero e il falso si fondono e si confondono solo nella fantasia dei suoi romanzi.

Calvino è nato a Santiago de las Vegas, un villaggio nei pressi dell’Avana il 15 ottobre 1923 da Evelina Mameli (laurea in scienze naturali a Pisa, libera docenza in Botanica, poi università di Cagliari, e poi a Pavia. Prima donna in Italia a ricoprire la cattedra in Botanica) e Mario Calvino, agronomo, cattedra a Imperia, poi Messico e infine a L’Avana, Cuba, dove dal 1917 ha diretto la Stazione Sperimentale di Agricoltura. Una famiglia di studiosi della natura, con la passione del conoscere il mondo, che influenzerà moltissimo la formazione del giovane Calvino.


NOTE DI REGIA

Non è un documentario sui libri di Italo Calvino. Non ci sono critici che parlano né storici che analizzano la produzione letteraria del grande scrittore.
C’è la vita di un uomo alla perenne ricerca di un rapporto felice con le proprie aspirazioni, i propri desideri, in continuo spostamento da una città all’altra, da un continente all’altro, per trovare lavoro, affetto, amore. Ci sono tanti amici: Scalfari, Pigati, Luzzati, Vidal, Piano...
E’ un viaggio nei luoghi calviniani filtrati dall’occhio poetico della telecamera digitale di Paolo Ferrari (che utilizzerà il neonato sistema HDV che unisce una tecnologia “leggera” alla qualità dell’alta definizione HD), la conoscenza dei testi calviniani dello sceneggiatore Pierpaolo Andriani. Un viaggio nelle radici (nel vero senso della parola!) e nella formazione di un autore che ha unito scienza e creatività, botanica e poesia. Uno scrittore che a me, come a tantissimi nel mondo, ha fatto scoprire l’amore per la letteratura.

Roberto Giannarelli

Ambasciata di Cuba

Roberto Giannarelli

29 January 2007

Lettere dalla Palestina

E' intervenuto Francesco Martinotti, regista

2002: “Lettere dalla Palestina” (58’)

film collettivo coordinato da Francesco Maselli

montato da Wilma Labate, Mario Monicelli, Carlo Valerio
diretto da Franco Angeli, Giuliana Berlinguer, Maurizio Carrassi, Giuliana Gamba, Roberto Giannarelli, Wilma Labate, Francesco Ranieri Martinotti, Francesco Maselli, Mario Monicelli, Ettore Scola, Fulvio Wetzl

"Il problema Palestina ci sta nel cuore da tanti e tanti anni. Nella sua complessità e in tutto quello che trascina con sé della storia recente dell’umanità. Direttamente e indirettamente.
Per cui a tutti noi di “cinema nel presente” è venuto naturale pensare a un nuovo film collettivo che documentasse la condizione atroce che vive oggi quel popolo.
Ma sarebbe meglio dire “raccontasse”. Per la prima volta, infatti, ci siamo posti di fronte a una determinata realtà con l’animo creativo che del resto è specifico del nostro mestiere.
Ne è emerso un film fatto di frammenti, illuminazioni, volti, case: insomma storie. Per raccontare soprattutto una cosa: la straordinaria vitalità culturale e intellettuale – e materiale, fisica – di questo popolo oppresso.
Mario Monicelli ci ha proposto di chiamarlo “lettere dalla Palestina” e non poteva immaginarsi un titolo più giusto. Abbiamo accettato tutti con entusiasmo."

24 January 2007

Nata due volte

Hanno partecipato alla nostra serata Carla Di Veroli, Assessora alla Cultura del Municipio XI del Comune di Roma e Giandomenico Curi, regista del film

L’ANED (Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi Nazisti) e la Fondazione Memoria della Deportazione presentano:

Nata due volte (storia di Settimia ebrea romana) tratto da un’intervista dell’archivio della Shoah Foundation;

Prodotto da: provincia di Roma, provincia di Salerno, comune di Roma, Istituto Luce, Fondo Assistenza Vittime delle Persecuzioni Naziste, Università degli Studi Roma tre.

Con Settimia Spizzichino e la partecipazione di Angela Benincasa, Pupa Garriba, Aldo Pavia, Alessandro Portelli, Franco Bruno Vitolo.

Riprese: Video Sign di Salerno (Mimmo Cuomo e Antonio Senatore). Ricerche storiche: Antonella Tiburii. Musiche a cura di Nando Citarella. Montaggio: Marcelo Lippi.

Organizzazione: Carla Di Veroli

Regia: Giandomenico Curi.

Anno: 2005 Durata: 60 min.

Il film è stato premiato nell’ambito della terza edizione del “Premio Cinema PITIFEST” in riconoscimento dell’importanza del valore della memoria, che esso contribuisce a trasmettere, ed in ricordo dell’impegno/testimonianza di Settimia Spizzichino.

“Ci sono cose che tutti vogliono dimenticare. Ma io no. Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz. Due anni in Polonia (e in Germania), due inverni. E in Polonia l’inverno è inverno sul serio, è un assassino. Anche se non è stato il freddo la cosa peggiore. Tutto questo è parte della mia vita, e soprattutto è parte della vita di tanti altri che dai lager non sono usciti. E a queste persone io devo il ricordo: devo ricordare per raccontare anche la loro storia. L’ho giurato quando sono tornata a casa. E questo mio proposito si è rafforzato in tutti questi anni, specialmente ogni volta che qualcuno osa dire che tutto ciò non è mai accaduto, che non è vero. Per questo sono tornata: per raccontare. “

Un film su Settimia Spizzichino non può non partire da qui, da questo impegno preciso che ha guidato la sua vita e la sua storia da quando è tornata dai campi di sterminio fino alla sua morte avvenuta nel luglio del 2000. Andava dappertutto Settimia, da sola o in compagnia. Spesso si muoveva con quelli dell’ANED, l’Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi Nazisti. Ovunque c’era da portare una testimonianza in prima persona su quello che era stato l’orrore infinito dei campi e della Shoah tutta. Non aveva paura di niente. Sicura, decisa, precisa, “tignosa” direbbero a Roma, la sigaretta sempre accesa, la voce appena incrinata dall’emozione, quel suo dialetto giudaico romanesco, che era un incanto, e che ormai non esiste più. E ogni volta era come ricominciare da capo, rimettere in fila la sua vita, con quella scia di ricordi, dolore, rabbia… Il 16 ottobre 1943, la grande razzia del ghetto, i nazisti che deportano oltre mille ebrei romani, con tantissime donne…

Ne torneranno solo 15, e una sola donna, lei, Settimia, che prima ad Auschwitz e poi a Bergen-Belsen si impose di resistere, di sopravvivere all’orrore per poterlo raccontare. E così ha fatto per tutta la vita, andando nelle scuole, per strada, nelle fabbriche, tornando molte volte ad Auschwitz con i ragazzi delle scuole, ogni volta a spiegare e raccontare… E quando sono arrivati quelli della Shoah Foundation (la fondazione costituita da Steven Spielberg per raccogliere le testimonianze dei sopravvissuti allo sterminio nazifascista), Settimia ha raccontato anche a loro. Li ha ricevuti in casa sua, addosso un abitino qualsiasi, la solita sigaretta in mano, e la storia che ricomincia, implacabile, attenta, commossa. Una testimonianza completa, che non fa sconti a nessuno, che non perdona, che ritrova tutti i carnefici, nazisti tedeschi e fascisti italiani. Ed è da lì, da una cinquantina di minuti di quella lunga intervista per la Shoah Foundation (quasi tre ore e mezzo di filmato) che è partito il nostro film. Più altre interviste e materiali di repertorio che abbiamo trovato all’Istituto Luce, ma non solo.

E insieme al coraggio della memoria, c’è un altro aspetto della sua straordinaria testimonianza che va evidenziato: il fatto di raccontare tutto questo dal punto di vista di una donna. Di una donna ebrea del suo tempo, che ha vissuto per intero la sua vita, anche prima e dopo i campi di sterminio. Di una donna che racconta la sua storia, e insieme le storie di tante altre donne che erano con lei in quella terribile esperienza, a cominciare dalla madre, le due sorelle, e una nipotina di pochi mesi. Massacrate ad Auschwitz, insieme a tutte le altre. Vite, facce, voci di donne. Tante donne trovate e perse nell’orrore di un campo di sterminio… Ma quando torna a casa Settimia è sola. E’ rimasta soltanto lei. Lei che ha preso la forza di tutte, per rappresentarle tutte, per diventare in qualche modo la loro voce, la loro memoria viva.

A loro è dedicato il film, alle donne del ghetto, ricordate nella foto che chiude il film, dopo i titoli di coda, con quelle tre ragazze del ghetto, giovanissime e bellissime, fotografate a Piazza Argentina proprio nel 1943, e probabilmente finite sui vagoni piombati diretti ad Auschwitz.

Giandomenico Curi


Un'intervista a Settimia Spizzichino

16 Ottobre 1943: il sabato nero degli ebrei di Roma


Frammenti di Novecento

Francesco Maselli ci accompagna attraverso eventi, intrecciati con la sua vita personale, che in qualche modo hanno segnato la cultura e l'arte del secolo appena trascorso.

Lo fa prima come osservatore privilegiato (la parentela e il rapporto familiare con Luigi Pirandello, il salotto artistico e intellettuale della famiglia Maselli, glielo consentono); poi come protagonista fra i tanti.
Fa rivivere i dibattiti culturali degli anni trenta, la guerra, la resistenza e la clandestinità; la liberazione. La cultura e la politica. Il cinema, come grande passione collettiva e poi destino personale.
I testimoni - amici di oggi e di allora - raccontano. Il tono confidente e familiare rende vivi i ricordi, ricostruisce emozioni e atmosfere; mentre, quasi inconsapevolmente, i loro frammenti di memoria vanno a comporre un documento prezioso ed esclusivo.


Biografia di Citto Maselli


L'orchestra di Piazza Vittorio

Il primo appuntamento è stato con il film di Agostino Ferrenti, l'Orchestra di Piazza Vittorio. E' intervenuto l'autore

"Se volete vedere le palme azzurre di piazza Vittorio, se volete vedere il mare in super 8 di Ostia, se volete vedere Roma la città di Romeo e Giulietta, se volete sentire "mission impossibile" al cimbalon in versione zingara, se volete vedere un cubano che fa yoga, un indiano su una vespa bianca al Colosseo che non si mette il casco per non spettinarsi i capelli, un equadoregno che svalvola per amore, un macho arabo vestito di rosa confetto, un casertano che canta in hindi, un argentino che viene sfrattato dal suo garage, un sitarista indiano convinto di essere Uto Ughi, un newyorchese che suona le tablas, un griot senegalese che si sposa con la sua allieva italiana. Se volete sapere come si dice merda in tedesco, in arabo, in spagnolo, se volete sapere come si piazza sul mercato di Tunisi un’auto usata, se volere sapere come un rajastano appena arrivato a Roma deve offrire un'aranciata ad una ragazza al primo appuntamento, se volete sapere come si prepara il chai indiano usando i barattoli anche come percussioni, e il cous-cous senegalese mentre il Senegal sconfigge la Francia ai ai campionati del mondo del 2002, se volete sapere come si fa a fumare una sigaretta al contrario o come si convince un comune a comprare un cinema a luci rosse, ma soprattutto se volete sapere come si canta una canzone senza parole…"

dal blog di una componente dell'orchestra)


Il sito dell'orchestra

L'Ass. Apollo 11

Il blog

Presentazione del circolo

Il circolo del cinema "2046" nasce a Trevignano (quello romano da non confondere con l'altro, trevigiano) per provare a mostrare qualcosa di nuovo. Superfluo indicare la provenienza del nome, certo è che la scelta sarebbe potuta cadere su cento (o quasi) altri titoli, nomi, luoghi, ma sarebbe stato difficile condensare in un nome, un manifesto programmatico, un canone estetico ma soprattutto la colonna sonora di varie esistenze.

Comunque, in riva al lago c'è un cinema ormai famoso, una sala a disposizione un giorno a settimana, il desiderio di variare la già preziosa offerta del cinema Palma e di esplorare il settore del documentario, così poco visibile nelle sale "normali" ed ecco l'idea di organizzare una rassegna di documentari il cui filo conduttore sia la memoria: “La tela della memoria”.

La memoria non è unica ma molteplice e fatta di tanti fili; ogni filo collegato a tutti gli altri, direttamente o indirettamente; tutti formano una ragnatela in cui ciascuno di noi è immerso e da cui è avvolto e circondato.

La nostra rassegna si propone di mostrare alcuni di questi infiniti fili; a ognuno intrecciarli con i propri ricordi e il proprio vissuto.

Gli incontri, a cadenza quindicinale, si compongono di una prima parte con la proiezione di un documentario, seguita dall’incontro con gli autori e altri ospiti legati al tema trattato in ciascuna serata.

La proiezione è il “pretesto” per la discussione, recuperando così uno dei valori propri del cinema.

Parleremo quindi di emigrazione italiana e di immigrazione nel nostro paese, di Palestina e della guerra di liberazione, dell’olocausto e della guerra continua dei nostri giorni, del mondo del lavoro e di altri argomenti che sono parte integrante della nostra esistenza da tanti anni.