11 December 2007

Civico 0

Il nuovo film di Citto Maselli: un viaggio tra gli "invisibili"

Giovedì 20 dicembre presenteremo il nuovo film di Citto Maselli, uno dei grandi maestri del cinema italiano.

Nel film c'è la Roma degli "invisibili", così estranea al grande Luna Park Globale, più simile a un viaggio sul trenino della Ferrovia Roma Nord che alla Festa del Cinema, più vicina ai mercati dell'usato delle periferie che alla grandiosità imperiale dei grandi eventi. Una Roma polverosa che vive nascosta sotto il tappeto del salotto buono della "città" e presente in ogni angolo, nei nuovi quartieri come nei vecchi, popolata di uomini e donne terribilmente reali e così poco somiglianti ai protagonisti delle pubblicità televisive e dei reality show.

Una Roma che Maselli mostra con l'attenzione e la capacità che gli sono proprie e alla quale rendiamo omaggio.

Protagonisti del film, tratto da un romanzo di Federico Bonadonna, sono Ornella Muti, Massimo Ranieri e Letizia Sedrick chiamati a interpretare le storie, rispettivamente, della migrante rumena Nina, del clochard Giuliano e della migrante etiope Nina.

il trailer del film

conferenza stampa parte 1
parte 2
parte 3
parte 4

Citto Maselli: la sua biografia



05 December 2007

Le donne vestivano gonne fiorite

Successo dell'incontro con Paola Marotti, produttrice del film e Graziano Halilovic, mediatore culturale

Un sincero ringraziamento a Paola e Graziano per i loro racconti che ci hanno indicato un punto di vista molto diverso da quello che normalmente siamo soliti prendere in considerazione. Molte domande del pubblico che in qualche caso è rimasto spiazzato non tanto dalle risposte di Graziano, rom per nascita e cultura, quanto dalla storia di Paola e dalla sua scelta di vivere in un campo.

Forse è sgradevole conoscere le colpe del nostro mondo nei confronti dei rom, che crea i campi, ma non gli fornisce l'acqua e l'energia elettrica, che chiede la frequenza della scuola dell'obbligo ai bambini ma non lascia che siano i genitori ad accompagnarli. E' sicuramente più facile stigmatizzare le colpe di questa etnia, assecondando il nostro lato più oscuro, quello che ha paura del confronto con "l'altro", che non si vuole mischiare alla povertà, che vuole che gli "zingari vadano altrove" e plaude alle deportazioni dei sindaci di destra e non.
Ragioniamo sui modi di contruire la convivenza di tutti, diamo una possibilità a chi vuole "crescere" anche al di fuori del campo in cui è nato e cresciuto, senza rinnegare le proprie origini. L'integrazione passa per il mondo del lavoro, della conoscenza e della comprensione, è questo il compito che una società che si reputa civile, deve assumersi.

Questa è la nota sul film:

Nelle comunità zingare che vivono nei "campi nomadi" di Roma le adolescenti sono alla ricerca di un futuro migliore. Fatto di indipendenza, emancipazione, dialogo con la società maggioritaria.
"Le donne vestivano gonne fiorite" raccoglie le testimonianze di tre di queste ragazze, intessute di desideri, aspettative, sogni e timori per il futuro, e le mette a confronto con le esperienze di vita di quattro donne delle generazioni precedenti.

Protagoniste del documentario sono sette donne rom che vivono nei "campi nomadi" romani: un'anziana che ricorda ancora il girovagare delle carovane dei kalderasha artigiani ramai, tre romnià bosniache giunte in Italia tanti anni fa e alle quali la vita ha riservato destini diversi lungo la difficile strada verso l'integrazione, e poi tre giovani ragazze, ciascuna a suo modo desiderosa di indipendenza e alla ricerca di tanto di un suo posto nella società quanto della sua identità all'interno della comunità di appartenenza.

La testimonianza delle adulte e delle ragazze, come in una sorta di "controcanto" tra i richiami della tradizione e i desideri di cambiamento, fanno emergere numerosi particolari della loro vita sociale e personale, raccontano della durezza della vita dei campi e dei sogni per il futuro migliore, componendo un quadro variegato di cosa può significare essere donna ed essere zingara oggi, all'inizio del XXI secolo, in una grande città come Roma.