Successo dell'incontro con Paola Marotti, produttrice del film e Graziano Halilovic, mediatore culturale
Un sincero ringraziamento a Paola e Graziano per i loro racconti che ci hanno indicato un punto di vista molto diverso da quello che normalmente siamo soliti prendere in considerazione. Molte domande del pubblico che in qualche caso è rimasto spiazzato non tanto dalle risposte di Graziano, rom per nascita e cultura, quanto dalla storia di Paola e dalla sua scelta di vivere in un campo.
Forse è sgradevole conoscere le colpe del nostro mondo nei confronti dei rom, che crea i campi, ma non gli fornisce l'acqua e l'energia elettrica, che chiede la frequenza della scuola dell'obbligo ai bambini ma non lascia che siano i genitori ad accompagnarli. E' sicuramente più facile stigmatizzare le colpe di questa etnia, assecondando il nostro lato più oscuro, quello che ha paura del confronto con "l'altro", che non si vuole mischiare alla povertà, che vuole che gli "zingari vadano altrove" e plaude alle deportazioni dei sindaci di destra e non.
Ragioniamo sui modi di contruire la convivenza di tutti, diamo una possibilità a chi vuole "crescere" anche al di fuori del campo in cui è nato e cresciuto, senza rinnegare le proprie origini. L'integrazione passa per il mondo del lavoro, della conoscenza e della comprensione, è questo il compito che una società che si reputa civile, deve assumersi.
Questa è la nota sul film:
Nelle comunità zingare che vivono nei "campi nomadi" di Roma le adolescenti sono alla ricerca di un futuro migliore. Fatto di indipendenza, emancipazione, dialogo con la società maggioritaria.
"Le donne vestivano gonne fiorite" raccoglie le testimonianze di tre di queste ragazze, intessute di desideri, aspettative, sogni e timori per il futuro, e le mette a confronto con le esperienze di vita di quattro donne delle generazioni precedenti.
Protagoniste del documentario sono sette donne rom che vivono nei "campi nomadi" romani: un'anziana che ricorda ancora il girovagare delle carovane dei kalderasha artigiani ramai, tre romnià bosniache giunte in Italia tanti anni fa e alle quali la vita ha riservato destini diversi lungo la difficile strada verso l'integrazione, e poi tre giovani ragazze, ciascuna a suo modo desiderosa di indipendenza e alla ricerca di tanto di un suo posto nella società quanto della sua identità all'interno della comunità di appartenenza.
La testimonianza delle adulte e delle ragazze, come in una sorta di "controcanto" tra i richiami della tradizione e i desideri di cambiamento, fanno emergere numerosi particolari della loro vita sociale e personale, raccontano della durezza della vita dei campi e dei sogni per il futuro migliore, componendo un quadro variegato di cosa può significare essere donna ed essere zingara oggi, all'inizio del XXI secolo, in una grande città come Roma.
Un sincero ringraziamento a Paola e Graziano per i loro racconti che ci hanno indicato un punto di vista molto diverso da quello che normalmente siamo soliti prendere in considerazione. Molte domande del pubblico che in qualche caso è rimasto spiazzato non tanto dalle risposte di Graziano, rom per nascita e cultura, quanto dalla storia di Paola e dalla sua scelta di vivere in un campo.
Forse è sgradevole conoscere le colpe del nostro mondo nei confronti dei rom, che crea i campi, ma non gli fornisce l'acqua e l'energia elettrica, che chiede la frequenza della scuola dell'obbligo ai bambini ma non lascia che siano i genitori ad accompagnarli. E' sicuramente più facile stigmatizzare le colpe di questa etnia, assecondando il nostro lato più oscuro, quello che ha paura del confronto con "l'altro", che non si vuole mischiare alla povertà, che vuole che gli "zingari vadano altrove" e plaude alle deportazioni dei sindaci di destra e non.
Ragioniamo sui modi di contruire la convivenza di tutti, diamo una possibilità a chi vuole "crescere" anche al di fuori del campo in cui è nato e cresciuto, senza rinnegare le proprie origini. L'integrazione passa per il mondo del lavoro, della conoscenza e della comprensione, è questo il compito che una società che si reputa civile, deve assumersi.
Questa è la nota sul film:
Nelle comunità zingare che vivono nei "campi nomadi" di Roma le adolescenti sono alla ricerca di un futuro migliore. Fatto di indipendenza, emancipazione, dialogo con la società maggioritaria.
"Le donne vestivano gonne fiorite" raccoglie le testimonianze di tre di queste ragazze, intessute di desideri, aspettative, sogni e timori per il futuro, e le mette a confronto con le esperienze di vita di quattro donne delle generazioni precedenti.
Protagoniste del documentario sono sette donne rom che vivono nei "campi nomadi" romani: un'anziana che ricorda ancora il girovagare delle carovane dei kalderasha artigiani ramai, tre romnià bosniache giunte in Italia tanti anni fa e alle quali la vita ha riservato destini diversi lungo la difficile strada verso l'integrazione, e poi tre giovani ragazze, ciascuna a suo modo desiderosa di indipendenza e alla ricerca di tanto di un suo posto nella società quanto della sua identità all'interno della comunità di appartenenza.
La testimonianza delle adulte e delle ragazze, come in una sorta di "controcanto" tra i richiami della tradizione e i desideri di cambiamento, fanno emergere numerosi particolari della loro vita sociale e personale, raccontano della durezza della vita dei campi e dei sogni per il futuro migliore, componendo un quadro variegato di cosa può significare essere donna ed essere zingara oggi, all'inizio del XXI secolo, in una grande città come Roma.
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